lunedì 30 marzo 2009

L'ingegnere dell'informazione: il dottore dell'anima digitale

In quest'ultimo periodo si sente molto parlare sui giornali di riforma delle professioni, di deregolamentazione, di ordini professionali come baluardi e fortini a difesa di interessi e di posizioni di rendita. Con questo breve intervento vorrei dare un minimo contributo al problema introducendo due nuove dimensioni di analisi fondamentali per evitare di far di "tutta l'erba un fascio" e di peggiorare la situazione complessiva: la dimensione della COMPLESSITA' dell'attività e dei sistemi trattati e la dimensione del MIX FISICO/DIGITALE che pervade ogni entità.



Iniziamo con degli esempi:

D:quale è la professione che tratta la massima complessità "fisica"?
R: il dottore o medico. Il suo oggetto è il corpo che è sicuramente uno dei sistemi con più ordini di complessità ed interazioni e rappresenta a tutt'oggi una sfida continua. L'avvento dei nuovi sistemi di diagnosi (rx, rsm, tac, ecc) e di analisi hanno in parte semplificato alcune fasi ma la complessità di base è rimasta sostanzialmente intatta. Non è un caso che una liberalizzazione della professione permettendo a tutti l'accesso alla professione dopo un breve corso di 150 ore non sarebbe ben visto dall'opinione pubblica. Voi andreste da un dentista che ha fatto un corso serale di 200 ore?


D:quale è la professione che tratta la massima complessità "digitale"?
R: l'ingegnere dell'informazione (per una definizione esatta si veda http://www.ictir.org/ ). I sistemi informatici hanno vari ordini di complessità che vanno dal miliardo di transistor esistenti in un chip di silicio di un centimetro (si stima nel 2020 che ne avremo mille miliardi!) alla diffusione della rete che distribuisce l'elaborazione in migliaia di computer composti da decine di chip passando per i satelliti geostazionari con istruzioni software che sono eseguita ad una velocità di 50 miliardi di istruzioni per secondo. Se sommiamo tutta la complessità siamo vicino ai sistemi "viventi" e sicuramente abbiamo entità non "comprensibili" in toto in modo esaustivo. C'e' da aggiungere che in questo settore cambiano anche velocemente i sistemi stessi ad oggetto: ieri c'erano i mainfram, poi i pc, adesso i telefonini e gli smartphone, un domani nuove appliance e nuovi apparati distribuiti inseriti come "anime digitali" negli oggetti e nei servizi quotidiani e collegati senza fili fra di loro.



D: come si colloca la professione del farmacista?
R: un tempo la sua attività era complessa e critica dovendo sintetizzare ogni volta i farmaci in modo "esatto" con una probabilità di errore quasi nulla pena la salute del paziente. Oggi la maggior parte del personale di una farmacia "legge" una ricetta, ricerca il farmaco in un sistema di scaffali e fattura l'importo il tutto spesso grazie ad un sistema informativo di base che ne agevola ulteriormente le suddette funzioni. Rimane alto l'aspetto della responsabilità in quanto se dovesse sostituire, alterare in mala fede o per distrazione le medicine fornite potrebbe indurre danni gravissimi.



D: come si colloca l'attività del notaio?
R: la sua attività si è semplificata molto con la disponibilità integrata di nuovi sistemi informativi per la registrazione e verifica degli atti immobiliari. Di contro la digitalizzazione in atto nella PA che ha introdotto nuove problematiche di gestione degli atti digitali e delle identità digitali senza assegnarle all'ingegnere dell'informazione ha gravato questa professione di tutta una serie di nuovi adempimenti, nuove incombenze e nuove conoscenze. Non appare casuale la scelta fatta a suo tempo dal Consiglio Nazionale del Notariato di creare una società (Notartel) con molti ingegneri dell'informazione al suo interno che gestisce tutte le problematiche della digitalizzazione per tutti i notai italiani.


D: come si colloca l'attività dell'ingegnere edile e/o dell'architetto?
R: le loro attività si sono semplificate molto con la disponibilità di sofisticati programmi di progettazione grafica 3D e di renderizzazione e animazione. Sono fra i maggiori fruitori delle stazioni di calcolo più potenti e spendono quasi l'80% del tempo davanti ad un computer e non più davanti ad un tavolo da disegno. Si pensi alla tariffa e alla fatturazione al cliente in funzione dei metri cubo di cemento armato progettato che un tempo venivanono calcolati "manualmente" ed adesso sono fatti in automatico dal computer.



D: come si colloca l'attività dell'avvocato?
R: la sua attività si è semplificata molto con la disponibilità su supporti ottici e in rete di sofisticate banche dati giuridiche (con la dottrina, la legislazione e la giurisprudenza) che non solo permettono di "calcolare" la normativa vigente alla "data" ma anche ottenere la versione digitale delle sentenze e dei documenti opportunamente depurati dai dati di privacy. Adesso con il nuovo ordinamento che prevede un giudizio di ammissibilità per il ricorso in cassazione la disponibilità di un software potente e capace di semplificare la ricerca di precedenti diventa fondamentale per il successo dell'azione legale. Anche qui l'informatica con la sua complessità e potenza ha introdotto semplificazione ed immeditezza rendendo obsolete molti aspetti prima critici. Si pensi alla tariffa e alla fatturazione al cliente della "collazione" per la verifica che tutte le copie siano identiche all'originale e all'onere effettivo dell'attività prima e dopo i wordprocessor e la stampa digitale (in vero ora si dovrebbe controllare che il pc non è stato infettato da virus che cambiano i termini in fase di stampa: ricordo un virus che sostituiva solo in stampa Italia con Padania :) ). Di contro la digitalizzazione in atto nella PA che ha introdotto nuove problematiche di gestione degli atti digitali e delle identità digitali senza assegnarle all'ingegnere dell'informazione ha gravato questa professione di tutta una serie di nuovi adempimenti, nuove incombenze e nuove conoscenze non sempre padroneggiate adeguatamente dalla categoria che continua ad avere un piano di studio tradizionale.


Sintesi: non tutte le professioni hanno la stessa complessità in se e nel tempo che scorre velocemente soprattutto grazie all'informatica e alla telematica che tende a semplificarle molto



Ma veniamo adesso all'altra dimensione del MIX fisico/digitale che abbiamo già in parte accennato negli esempi. La digitalizzazione della società ed in particolare della PA sta dando a tutti i prodotti e soprattutto servizi un anima digitale. Usiamo questo termine forte in quanto spesso l'identità, la possibilità di esistere e la stessa forma e qualità dell'ente si da grazie e solo alla sua "componente" digitale che dunque anima e costituisce il quid dello stesso. Questa nuova anima e identità si da in relazione a quella tradizionale nei modi più difformi in funzione della "regia" generale del progettista che con la usa competenza garantisce il successo della sintesi o il pramaturo fallimento.


Facciamo alcuni esempi:

Il progetto Reti Amiche realizza la strategia di "exit" o di concorrenza con la parte "front office" degli uffici pubblici ma può solo e grazie all'ICT: la sua componente telematica unita ad appendici elaborative (totem) può virtualizzare e delocalizzare ovunque anche nei luoghi di lavoro gli sportelli della PA. La concorrenza è creata con la complessità dei sistemi telematici ICT.


Il progetto Metti la faccia e l'unificazione dei call center realizza la funzione "voice"dei cittadini ascoltanto il loro livello di soddisfazione grazie e solo al sistema telematico che permette il voto della faccina verde gialla o rossa e permette la gestione e soprattutto l'analisi multidimensionale di tutta la mole di traffico telefonico che impatta ogni giorno tutta la PA.
E vi assicuro che se il sistema informativo è lento o sta giù non c'e impiegato competente allo sportello che tenga, la faccina rossa è garantita con un mix di responsabilità molto rischioso: si rischia di penalizzare ingiustamente l'ufficio organizzativo rispetto al fornitore dei servizi di automazione.


Se allora in ogni servizio e prodotto abbiamo questa doppia anima fisica/digitale chi ne specifica, progetta e verifica il mix, la bontà della sintesi e la qualità generale e delle singole componenti?


La risposta è l'ingegnere dell'informazione, una figura già esistente nell'ordinamento giuridico (vedesi DPR 238/2001), magari perfettibile nel corso di laurea ma sicuramente centrato e più indicato che un qualunque soggetto privo di istruzione universitaria o con una non afferente l'area. E dunque otteniamo il titolo di questo lungo post nel quale provocatoriamente indichiamo nell'ingegnere dell'informazione l'alter ego del dottore per la componente digitale che impatta tutti noi.
Ad esempio, sono sicuro che i cittadini sarebbero felici di sapere che tutte le riprese ad alta definizione delle tante telecamere pubbliche, i dati delle loro navigazioni private, telefonate, dei conti bancari, ecc insomma tutti questi dati sono "curati", gestiti e controllati da seri professionisti (magari dipendeti ma inquadrati in ruoli professionali) guidati da una loro etica e non solo da una logica trimestrale di profitto che potrebbe mercificare tutto a scapito delle stesse identità e dignità dei cittadini. Lo stesso garante per la protezione dei dati sta sentendo l'esigenza di creare "nuovi albi" degli amministratori di sistema visto il loro enorme potere informativo.

Ironia della sorte vuole che proprio questa figura che sta diventando sempre più centrale non è mai stata ne è attualmente rispettata e tutelata dal mercato: tantè che forse molti neanche ne sapevano l'esistenza e certo il ministero e la PA quando cercano un espero al loro interno o all'esterno non fanno caso a questo titolo e status.

Se mi si consente un parallelo in linea con il ministro Brunetta se vogliamo far diventare la PA una ferrari e innauguriamo i nuovi progetti a Maranello preoccupiamoci anche di valorizzare e/o assumere nella progettazione, nella verifica e in generale in tutto il ciclo di produzione validi ingegneri dell'informazione visto che qui si parla di far viaggiare veloce i "bit" di informazione e non gli "atomi" delle auto.


Innanzitutto nella PA ( e non solo) introduciamo come per gli avvocati i ruoli professionali e meccanismi di incentivazione economica dell'impegno e della dedizione e di disincentivazione del conflitto di interesse per tutti gli ingegneri dell'informazione.

Nel settore privato e aziendale rifacendomi ad un recente intervento di Brunetta smettiamo di giocare al ribasso come ha fatto la borghesia italiana fin dal 1860 nel perseguire sistematicamente l’inefficenza nel pubblico (adottando una forma di stato borbonico coloniale) per poi mandare i propri figli nel privato e pensare cosi di favorirli avendo una “controparte” debole. Giochiamo come in Francia al RIALZO che ha mandato i figli nella PA pensando che una PA “illuminata” fosse quanto di meglio come controparte ad una mercato “illuminato”.

Soprattutto i rappresentanti delle aziende e del settore privato non abbiano paure ed incertezze nel premiare ed indurre qualità nella controparte che sicuramente alla lunga otterranno solo benefici e competitività anche internazionale (oggi siamo al 45esimo posto!).
Invece di equiparare 150 ore di corso eucip ad una laurea informatica di 5 anni ed inquadrare con contratti metalmeccanici i propri laureati più brillanti nel settore informatico inizino a discriminare e premiare chi merita. Il DPR 328/2001 è una ottima base per iniziare a far questo gioco al rialzo nell'interesse dell'intero paese Italia...

F.M.

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