martedì 4 agosto 2009

Beni materiali e servizi invisibili: la valorizzazione

Mi dicevano che il linguaggio è stato creato dai "realisti" e non è un caso che siamo pieni di termini rappresentanti cose e oggetti visibili mentre latitano quelli relativi ai processi e ai servizi che hanno come maggior qualità il tempo nella forma del tempismo in cui si danno o della breve durata o di quello che fanno risparmiare agli utenti!
Spesso per ovviare a ciò facciamo delle metafore o lunghe perifrasi: la verità è che il linguaggio è pensato più per fissare e rappresentare piuttosto che per favorire ed agevolare lo sviluppo del pensiero. D'altra parte lo stesso si da prevalentemente se non esclusivamente tramite il linguaggio e dunque ne rimane in qualche modo condizionato. Gli uomini di "scienza" a partire da Galileo, lasciando il "sillogismo aristotelico" hanno iniziato a veder il mondo scritto nel "linguaggio matematico" e hanno iniziato a rappresentarlo in termini di funzioni, cioè di regole quantitative di variazioni di alcune grandezze al variare di altre ma in questo modo si sono persi il senso e la risposta del "perchè" accontentandosi di quella del "come".
Dipoi all'inizio del secolo la stessa coerenza interna del sistema "matematico" è stata messa in dubbio dai teoremi di decidibilità e da varie aporie: se un barbiere tagli la barba a tutti e solo quelli del paese che non se la tagliano da soli chi la taglia a lui stesso?
A questo "Enigma" se ne affiancò subito uno simile "tedesco" e molto meno astratto...la seconda guerra mondiale andò come andò anche grazie alla capacità di risolvere il "secondo" Enigma (le macchine di codifica delle comunicazioni Tedesche).
Turing lavorò su entrambi gli "enigmi" e mise le basi del modello teorico del calcolatore elettronico. Questo con la sua generalità istanziata di volta in volta solo con l'esecuzione dello specifico "programma" generò la nuova realtà "digitale" che si oppose fin dall'inizio con la quella "atomica" della fisica tradizionale. Al principio di indeterminazione di Pauli della fisica quantica oppose l'iperdeterminismo della sequenza di bit 010101010...che pur essendo in teoria pronunciabile (zero, uno, zero, uno....) in pratica per la rapidità di variazione nel tempo non lo è infatti gli attuali processori sono ingrado di "elaborare" cioè variare e generare sequenze di circa 3 miliardi ogni secondo (3 GhZ): ci vuole ben più di 1 secondo per nominare tali sequenze :)
A questo punto è rinata l'esigenza del "senso" e di rispondere alla domanda di aristotelica memoria: che cos'è? "100101010" e perchè "1001010" e non "1110010101"?
La risposta di come variano queste "realtà" al variare delle altre "realtà" è diventato un problema squisitamente aritmetico di conto o meglio di "poco conto": logica e aritmetica binaria o booleana.
Allora ecco fiorire tutta una serie di risposte del tipo: Beh questo "101010111..." è la foto di Mario al mare, "11101010...!" è la mia tesi mentre "1111o1o1o1o11...." è la nona sinfonia di beethoven! I sistemi operativi associando un "nome testuale" alla stringa di bit aiutano l'associazione.
Ma come abbiamo già detto predicare "l'essere" di una sequenza di bit è come minimo azzardato dal punto di vista ontologico. La stessa sequenza nasce e si da come figlia di un processo nel tempo di creazione della stessa avente una sua identità e realtà aldilà del suo elemento "associato": è esperienza di tutti che la digitalizzazione può avere varie "risoluzioni" ed in funzione di questo parametro la lunghezza del file o sequenza cresce moltissimo.
Di poi le sequenze di maggior pregio e valore (specifiche e atipiche) sono proprio quelle correlate al processo "in corso" o non a quello "dato": rappresentano i "flussi" e l'interattività.
Potremmo dire che realizzano "discorsi digitali" con tanto di interazioni e confronti non sempre intellegibili per un "umano" ma spesso significativi in alcune "produzioni" e/o conseguenze.
Il robot di google che visita continuamente il web e lo classifica, le ricerche degli utenti e l'uso dei risultati formano una "discussione globale" di vari attori umani e non espressa in un linguaggio misto solo minimalmente "naturale" e prevalentemente "digitale".
Come risulta pertanto fuorviante ragionare in queste dimensioni con un approccio tradizionale e "realista" pensato per i "beni materiali".
Anzi questi stessi ormai sono frutto di processi di progettazione eminentemente digitali e dunque seguono più logiche del valore su esposto che tradizionali.
Per le aziende e per i professionisti urge e risulta essenziale acquisire questa nuova visione e percezione del valore aggiunto nella sfera digitale per potersi orientare e sfruttare a pieno le opportunità.
F. M.

Nessun commento: