giovedì 20 novembre 2008

I "MIPS" sociali che tolgono il senso agli atti.



Parliamo di Facebook che da qualche mese è esploso anche in Italia complice la versione localizzata nella nostra lingua nazionale. Ho riportato qui sopra una parte di una schermata (in parte camuffata per proteggere la privacy) capitatami occasionalmente che può aiutarci a riflettere. In pochi minuti il soggetto è "nato" (alle 23.32) iscrivendosi alla community italiana (23.34), è cresciuto cambiandosi gli "attributi" (23.35), ha stretto un'amicizia (23.39) e si è sposato (23.40)!

Nel nostro mondo IT la velocità misurata in MIPS è stata sempre un indicatore di "efficenza" e qualità ma mi domando e vi domando: nei rapporti "sociali" inseguire tale "velocità" non fa perdere il senso più profondo dei rapporti stessi?

sabato 15 novembre 2008

Confindustria, AICA e CNIPA: una "lezione" per il futuro delle professioni ICT

Ieri mattina, venerdi 14 novembre 2008, si è svolto in Confindustria un incontro interessante sulle professionalità nel settore ICT. Il titolo era "Professioni ICT: una “lezione” per il futuro" organizzato da AICA, CNIPA e CONFINDUSTRIA SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI. Ha visto anche la partecipazione dell'Università tramite le associazioni e i relativi presidenti GII e GRIN (associazioni dei docenti universitari di informatica).
E' stato significativo ascoltare il dibattito che, forse, "non a caso" non ha previsto alcun intervento degli ordini professionali trattandosi di una "lezione" per il futuro sulle professioni informatiche.
Se volessimo sintetizzare ed estremizzare la tesi sottostante, che almeno ho percepito, potremmo dire che in futuro le aziende e la pubblica amministrazione dovrebbero "privilegiare" al sistema di formazione universitario quello formativo/certificativo AICA (vedi Eucip) e dovrebbero ignorare l'esistenza degli ordini e della relativa normativa che riserva tutta una serie di attività agli ingegneri dell'informazione (DPR328/2001): a riprova della tesi "percepita" gli ordini professionali sono stati "ignorati" nella composizione dell'agenda e il mondo universitario è stato invitato in contradditorio per far passare virtualmente la "staffetta" della formazione e certificazione all'AICA (ai fini almeno del mercato e non della ricerca); con la sua presenza l'università implicitamente ha avallato il nuovo assetto "futuro" auspicato dagli enti organizzatori.
Il ruolo "passivo e strumentale" delle università trovava inoltre esplicita evidenza nella denuncia del relatore universitario dell'operazione in corso in parlamento questi giorni: l'approvazione di un collegato della finanziaria che prevede per tutto il settore informatico l'annullamento dei titoli di studi universitari per le forniture verso la PA (per chi è più interessato veda il collegato alla finanziaria atto Senato n. 1167 nelle previsioni dell'art. 15). E a tutti è parso evidente che sicuramente tale comma non è stato inserito ne dall'università, ne dagli ordini professionale e neanche dalla PA che grazie a Brunetta sta attraversando una fase di esaltazione della "meritocrazia": dunque da chi? e perchè? sono state le domande che tutti si sono posti sommessamente fra se e se. La stessa assenza di oratori illustri già previsti al convegno poteva esser letta in questa chiave mentre è stata una lieta sorpresa vedere nel pubblico il nobel Rita Levi di Montalcini.
Peccato che il settore impiega circa 1500 docenti universitari per un bacino di 150.000 studenti e 15.000 laureati l'anno che forse non hanno appreso "la lezione" e la valenza dell'azione in atto. In perfetto accordo con il quadro suddetto si può notare anche che nelle linee guida CNIPA per le forniture informatiche si stressa l'esigenza di verificare e premiare le certificazioni EUCIP dell'AICA e non si accenna neanche al valore delle lauree informatiche.
Sicuramente il settore informatico ha tutta una serie di specificità ma siamo sicuri che lo scenario suddetto sia quello più auspicabile? Il fatto che spesso l'università non eroghi la formazione richiesta dal mercato è un problema del mondo universitario piuttosto che dell'esistenza stessa dello stesso Probabilmente anche la riforma in atto da parte del governo vuole a suo modo avvicinare i due mondi grazie alle "fondazioni" ma certo negare "tout court" il patrimonio del sistema universitario con leggi, emendamenti e linee guida, perchè non completamente adeguato mi sempra quanto mai temerario e poco lungimirante.
Siamo sicuri che un corso elective e della "pratica sul campo" possano del tutto sostituire un insegnamento "accademico"? Non sarebbe forse meglio pensare ad un nuovo modo di erogare la formazione che preveda anche degli aggiornamenti annuali con crediti formativi così come già previsto in altri settori? Riguardo agli ordini professionali nel settore dell'informazione non c'e' mai stato una situazione coorporativa di "difesa" tant'è che ognuno esercita nel settore senza alcun titolo e ogni ingegnere si è sempre dovuto confrontare con una concorrenza di ogni genere.
Nel seminario si è parlato del disagio degli ingegneri di Finmeccanica che nonostante l'altà qualità delle progettazioni non si trovano pienamente soddisfatti nel loro inquadramento. Considerando che nel settore i contratti più diffusamente applicati agli informatici sono quelli del commercio o dei metalmeccanici è facile capire il tutto.
Invero l'ICT sta diventando un settore strategico che può capitalizzare il capitale umano italiano: occorre motivare i giovani ad intraprendere studi seri nel settore garantendo delle effettive opportunità preferenziali di lavoro rispetto a scorciatoie formative che se possono sanare i titoli degli specialisti più anziani nulla danno alle nuove leve, e si consideri che società tipo Goolge e Youtube sono state fatte da ventenni e non da sessantenni (scrive aihme un già 45enne).
Una ultima considerazione sugli ordini professionali.
Nel settore edile e meccanico l'ingegneria italiana è riuscita ad essere vincente a livello mondiale e la qualità formativa di base delle facoltà scientifiche italiane in generale è molto alta; ma quale è stato il fattore di successo determinante?
A mio modesto parere il fattore critico è stato una maggiore attenzione all'aspetto ETICO e deontologico dell'attività d'impresa nel settore professionale realizzato attraverso tutta un complesso sistema normativo che prevede che ogni attività e/o opera di ingegneria debba alla fine far riferimento dal punto di vista delle responsabilità a persone fisiche professionali iscritte ai relativi ordini soggette al codice etico e deontologico. In funzione del valore dell'opera possono operare professionisti singoli oppure associati oppure società di professionisti o società di ingegneria o infine associazioni temporanee tra professionisti nelle forme anzidette e si noti che anche quando si prevede una società di capitali la legge (l.109/94) prevede che
9. I requisiti organizzativi, professionali e tecnici delle società di ingegneria sono individuati nel regolamento, fermo il principio che l'attività di progettazione deve far capo ad uno o più professionisti iscritti negli appositi albi, nominativamente indicati e personalmente responsabili.
Di contro le società di capitali "generiche" sono mosse soltanto da logiche di profitti a corto raggio spesso trimestrali per le dinamiche delle quotazioni in borsa e spesso seguono per schivare le responsabilità e i creditori logiche cicliche di fallimento e rinascita sotto sembianze simili. La stessa attuale crisi globale finanziaria è figlia di una deregolamentazione selvaggia del settore nel quale spesso le banche, gli operatori e le società finanziarie hanno soltanto perseguito il profitto a corto raggio per la massima speculazione senza alcun valore etico e senza alcuna attenzione alla tutela dei singoli cittadini e dei loro risparmi di una vita. Adesso tutti invocano una finanza più "etica" e più "regolamentata" supportata dal "pubblico" ma perchè allora ci ostiniamo a non imparare la "lezione" della crisi attuale e vogliamo deregolamentare selvaggiamente altri settori che potrebbero beneficiare enormemente dell'assetto professionale?
L'italia costruisce ponti e strate in tutto il mondo e le ditte manifatturiere fanno il tessuto industriale italiano: perchè tale modello anzidetto, magari corretto e adattato non riprodurlo anche nel nuovo settore dell'informazione che, in questo stato attuale deregolamentato vede un export zero di software, una dominazione di multinazionali estere e una forte demotivazione del personale?
Ovviamente ciò richiede un profondo ripensamento dei meccanismi di erogazione della formazione all'interno dell'università ancora troppo orientati ad un sapere "classico" assoluto e dei nuovi meccanismi di verifica e controllo del codice etico e deontologico degli iscritti da parte degli ordini ancora in parte troppo orientati alle discipline "classiche" edili e meccaniche. Ma è una strada che vale la pena percorrerla in modo costruttivo e cooperativo in sinergia con tutte le realtà del paese Confindustria, Cnipa, Università e AICA a beneficio dell'intero sistema paese.

F.M.

giovedì 6 novembre 2008

La direttiva CEE 2005 36 adottata dall'Italia il 27 dicembre 2007

"La sicurezza e l'affidabilità delle infrastrutture, degli impianti e dei prodotti sono di pubblico interesse. Una società della conoscenza deve basarsi anche su un uso intelligente delle risorse affinché sia possibile produrre di più consumando meno, deve essere certa che l’innovazione tecnologica sia creata e applicata in modo creativo, responsabile ed etico. Ciò richiede che la libera circolazione degli ingegneri sia regolata tramite il riconoscimento di professionalità in possesso di formazioni certe e trasparenti, basate su criteri sia qualitativi che quantitativi adeguati nonché dell’iscrizione all’ordine professionale oppure all’organismo analogo istituzionalmente preposto a vegliare sulla deontologia dei singoli professionisti. Solo tali requisiti, infatti, possono dare garanzia alla collettività che le opere e i prodotti, derivanti da una corretta progettazione, rispettano la sicurezza e il benessere dei destinatari finali avendo nel contempo il minor impatto possibile sull’ambiente e il massimo rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile”.

a cura di Ing. Ciro Fanigliulo ( www.able-consulting.it), tratto da direttiva CEE 2005 36 adottata dall'Italia il 27 dicembre 2007

Ing. Francesco Marinuzzi, Ph.D.
Presidente della Commissione Informatica e Telecomunicazione dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma. Sito web: www.ictir.org