venerdì 31 ottobre 2008

LA COMPETENZA TECNOLOGICA: risorsa strategica o trascurabile?

Sulla stampa, in tv, nei vari congressi si discute sempre sulla rilevanza strategica delle competenze tecnologiche, sulla scarsa disponibilità di laureati scientifici ed in generale sulla mancanza di risorse adeguate alle esigenze del mercato. Si del "mercato"! ma mi domando il mercato richiede veramente tali risorse ed è in grado di riconoscerle e pagarle adeguatamente? Sulla carta almeno l'identificazione non è un problema insormontabile: se lo cerco "junior" cerco fra i neolaureati delle facoltà scientifiche, altrimenti all'interno degli albi dei professionisti (ingegneri, ecc...) che garantiscono anche condotte etiche oltre che massima professionalità. In pratica ciò che avviene è ben altro e spesso in aperto contrasto con le normative vigenti! Ad esempio l'ultima finanziaria ha imposto a tutte le amministrazioni pubbliche o partecipate in parte dal capitale pubblico di pubblicare sul sito web la lista di tutte le consulenze e gli incarichi assegnati pena una multa di 10 volte il valore della consulenza per l'amministrazione e/o il consulente stesso. Beh invito tutti a fare un giro per i siti web delle principali amministrazioni.....la maggior parte nulla e quando c'e' spesso appaiono incarichi di tipica consulenza "informatica" spesso strategica assegnati a soggetti non iscritti all'ordine e non soggetti a nessun controllo etico o deontologico ma spesso "ex dipendenti" di fornitori informatici affermati. Sembra che il "pedigree" precedente aziendale piuttosto che minarne la credibilità e l'indipendenza rappresenti un punto di garanzia e di "obbedienza". Essì perchè talvolta capita che sono gli stessi fornitori ad esser incaricati dalle amministrazioni per la ricerca di figure di responsabilità e di governance degli stessi contratti vinti dai fornitori stessi. Un circolo vizioso che produce inefficenza e degrado. E dire che l"abuso di professione" è punito penalmente dal codice penale ed esiste una normativa specifica che "in teoria" riserva alcune funzioni tecniche soltanto ad ingegneri abilitati al settore dell'informazione. Ma tant'è finchè qualche magistrato non inizierà a perseguire questi abusi evidenti, la gestione delle competenze sarà pessima motivando sempre più i giovani a scegliere altri percorsi formativi. Infatti non si capisce perchè un giovane dovrebbe sottoporsi a duri studi ingegneristici per conseguire un titolo che "di fatto" non da nessuna opportunità di lavoro in "esclusiva" nonostante la normativa. Ripristiniamo un minimo di legalità almeno nella PA e gestiamo con attenzione il patrimonio delle competenze di innovazione. F.M.

TELEFONIA VS INFORMATICA: IL GRANDE (IN/S)CONTRO: Come andrà a finire?

Senza rendercene conto stiamo alla vigilia di un grande scontro fra colossi o meglio fra due mondi che finora hanno convissuto in pace con piccole scaramucce ed invasioni di campo presto sedate e rientrate.

Il campo di battaglia è stato storicamente la scrivania negli uffici o il piano di lavoro a disposizione negli altri luoghi produttivi o di commercializzazione. I sfidanti sono storicamente stati il “telefono fisso” nelle sue varie versioni ed evoluzioni ed il “sistema di automazione dell’informazione” nelle sue varie versioni a partire dalla macchina da scrivere fino al laptop più sofisticato e sottile.

I due mondi hanno creato due diverse catene del valore con proprie aziende leader rispettive nell’offerta dei prodotti o servizi delle singole fasi. Il mondo della “telefonia” ha avuto i suoi campioni nella produzione e posa dei cavi, degli apparati e nell’erogazione dei servizi ai clienti: si pensi ad esempio a AT&T, Sprint, ecc.. Il mondo dei sistemi di elaborazione dell’informazione, di contro, ha avuto i suoi campioni nella produzione dell’hardware, dei sistemi operativi, di base ed applicativi: si pensi ad IBM, Microsoft, Oracle, Apple.

Le loro due orbite hanno iniziato ad entrare in una potenziale collisione con la sparizione della “scrivania o piano di lavoro” e l’affermarsi progressivo del principio di mobilità e delle reti che permettono di avere ogni informazione in ogni luogo. Si pensi alla telefonia mobile e alla “mano” come nuovo spazio personale sostituto della “propria scrivania”. Si pensi ad internet come nuova architettura del sistema di automazione dell’informazione che nella sua interezza sostituisce il singolo sistema a se stante. Si pensi infine alle reti wireless e al loro tasso di crescita che nei paesi aventi una governance illuminata segue la legge di Gilder che prevede il triplicamento della banda ogni 12 mesi a parità di costo!

In questa fase di transizione verso la collisione si sono affermate altre aziende nella catena del valore: si pensi a CISCO, alle compagnie di telefonia mobile reali o virtuali, alle società di produzione degli apparati di rete (Ericsson) o finali (Nokia, Motorola e altri minori o generali quali Sony, LG, Samsung, HTC, Siemens, Blackberry, ecc..), alle società dei motori di ricerca (Google, Yahoo, ecc…), alle società di aggregazione e distribuzione dei contenuti (ad esempio Youtube, ecc…) ed infine a quelle di aggregazione e veicolazione dei contatti sociali autori di contenuti (Myspace, Facebook, ecc…).

D’altra parte questa riassunta sopra è la storia delle migliori aziende che hanno visto moltiplicare in tempi sempre più brevi le quotazioni delle loro azioni sul mercato borsistico.

La separazione dei mercati e dei fronti dei due schieramenti ha creato conflitti al loro interno: è stato memorabile, ad esempio quello fra IBM e Microsoft e dopo fra la stessa ed Apple.

Invero, alla base della collisione c’e la tendenza tecnologica nella quale il telefono ha iniziato ad aumentare sempre più la sua componente digitale ed universale fino a diventare “scaricabile” via internet (si pensi ai nuovi telefoni via IP quali Skype, SIP, ecc…) mentre il sistema di elaborazione ha incrementato sempre più il livello di integrazione su unico chip riducendo drasticamente peso dimensioni e consumi degli apparati.

Oggi ormai gli eserciti si fronteggiano “de visu” pronti al grande scontro stabilendo all’interno dello schieramento accordi di cooperazione con società fino a ieri rivali.

A tal fine e come preparazione della suddetta battaglia va letta la recente notizia che Nokia vuole rilevare le partecipazioni nella Symbian limited per averne il totale controllo e far evolvere il suddetto sistema operativo tramite una fondazione avente come altri membri aziende del calibro di Sony Ericsson, Motorola, Ntt DoCoMo, AT&T, Lg Electronics, Samsung Electronics, STMicroelectronics, Texas Instruments e Vodafone.


Gli eserciti in campo

Da una parte abbiamo Google con la potenza della sua raccolta pubblicitaria su internet e il suo nuovo telefono basato su Android come sistema operativo aperto alle terze parti. Forte del suo motore di ricerca, unendolo all’informazione di posizione dell’utente (GPS) opportunamente profilato dalle sue ricerche storiche, Google può offrire tutta una serie di servizi a valore aggiunto e rivoluzionari che vedono solo nel rispetto della privacy e nella sensibilità degli utenti il limite ultimo. In sintesi è la funzionalità ed efficacia il punto di maggior forza dello schieramento

Dall’altra abbiamo Apple con la nuova versione dell’Iphone pronto ad invadere il mercato europeo con un modello finalmente adeguato per velocità di connettività (3G). Forte del suo “appeal” estetico e del valore di “status symbol” del brand noto come antesignano delle novità tecnologiche il telefono in quanto oggetto personale, e naturale estensione dell’io rafforza tali valori. Apple dipoi può contare su tutta una sua clientela fidelizzata e su tutta una utenza attenta all’immagine. In sintesi è l’emotività (articolata nell’estetica e nel senso di appartenenza ad un “club esclusivo” ) il punto di maggior forza dello schieramento.

Dipoi abbiamo Microsoft con il suo sistema operativo Windows Mobile e una serie di produttori hw (HTC, Samsung, Siemens, ecc). L’enorme installato dei sistemi Windows sia nelle realtà familiari sia lavorative costituiscono una base di partenza molto forte sia per le economie di scala di produzione sia di vendita e commercializzazione. In sintesi è la integrazione il punto di maggior forza dello schieramento.

Dipoi abbiamo gli attuali leader del mercato in posizione difensiva (Nokia con il controllo della Symbian Limited e la fondazione appena creata e prima citata con Sony Ericsson, Motorola, Ntt DoCoMo, AT&T, Lg Electronics, Samsung Electronics, STMicroelectronics, Texas Instruments e Vodafone ). La grande diffusione di apparati e il grande numero di clienti esistenti sono sicuramente un elemento di forza significativo considerando la segmentazione del mercato in varie fasce. In sintesi è la base di clienti mobili il punto di maggior forza dello schieramento.

Infine abbiamo il Blackberry con la sua architettura proprietaria e la sua efficienza nello svolgere il ruolo di client dei sistemi informativi aziendali con una notevole base di diffusione presso le aziende e certe fasce del mercato. In sintesi sono la base di clienti aziendali mobili e l’efficenza i punti di maggior forza dello schieramento.

Fra pochi anni alcuni dei suddetti colossi dovranno riconvertirsi pena la loro sparizione sul mercato mentre altri vedranno aumentare di vari ordini di grandezza il fatturato. Ricordiamo che il numero di telefonini venduti nel mondo ogni anno è di qualche ordine maggiore del numero di computer o sistemi di elaborazione.

Se si contano un miliardo di telefonini sicuramente non si contano altrettanti pc in uso.

Saper prevedere l’esito dello scontro può esser utile anche per gli amanti della borsa in questo periodo così turbolenta ed insidiosa in questo mercato molto volatile.

Le previsioni a breve e lungo termine

Dopo una attenta analisi dei punti di forza e debolezza dei vari schieramenti considerando le dialettiche in campo PC/Telefonino, Prodotto/Servizio, Sistema Operativo: aperto/chiuso, Sicurezza/Espandibilità, Foto/Testo, GPS/TV/VAS, WIFI/3G, proprietario/open source si prevede quanto segue. [continua]

Mandare una email a francesco @ marinuzzi.it per la parte restante dell’articolo specificando nome e ruolo aziendale.

ALITALIA ED INNOVAZIONE: UNA VIA MANCATA DA PERCORRERE: nuove direzioni e soluzioni per emergere dalla crisi.

In queste ore (12.38. del 18 settembre 2008) e in questi luoghi (ho lo studio a Via di san vincenzo a pochi metri da palazzo Chigi) sta per definirsi il destino della nostra compagnia di bandiera. Alle 15.50 sono attese le risposte delle sigle sindacali per permettere al CDA di CAI delle 16 di decidere se ritirare l'offerta oppure andare avanti.

Vivendo in diretta ormai da alcuni giorni il clima creatosi non ho potuto evitare di fare alcune riflessioni delle opportunità perse nella sua storia e di come queste potrebbero esser utilizzate per far riemergere la compagnia.

In questo periodo si parla molto di esuberi, di produttività e di contenimento dei costi con particolare riguardo a quelli del personale visto che la bolla speculativa del petrolio è ormai sulla via della risoluzione a seguito della recessione e della crisi finanziaria. D'altra parte la forte tradizione sindacale e associativa presente nelle categorie interessate non ha reso possibile fino adesso ogni tentativo di salvataggio che prevedeva perdite significative di posti di lavoro.

Visto che l'azienda è in profondo deficit l'unica alternativa al contenimento dei costi è quello dell'aumento della produttività ed in generale della ricerca di maggiori economie di scale indotte da un piano industriale di espansione internazionale.

Il paese di suo ha già una sua naturale vocazione e "brand" turistico. Ricordiamoci che l'Italia viene nel modo denominato il "bel paese" ed è caratterizzato da una concentrazione di "valori" culturali, naturali e spirituali unici al mondo. Si pensi al patrimonio e agli eventi artistici, alle bellezze e varietà naturali, alla presenza del Vaticano e di famosi sedi di santuari religiosi. In sintesi un paese con molte "qualità" che può attirare un turismo di "qualità" a forte valore aggiunto. Il caso della Costa Smeralda e della Sardegna in generale con la sua bellissima natura è un esempio attuato della potenzialità di attirare clientela internazionale con forte potere di spesa.

Ma perchè, in generale, non si è attuato tale potenziale?

La tesi che qui sosterremo è che la principale colpa è dovuta ad una frequente ed errato utilizzo dell'ICT (le tecnologie informatiche e di telecomunicazione) nell'industra dei trasporti in generale: dai taxi che non vogliono il GPS che potrebbe fornire un servizio di geolocalizzazione ai clienti agli aerei passando per le ferrovie.

Ricordo come se fosse ieri quando circa 20 anni fa l'Alitalia si era fissata ad installare e mantenere per tutte le sue migliaia di postazioni di lavoro il sistema operativo OS2 della IBM anche quando ormai tutte le maggiori aziende avevano capito che era un sistema fallimentare rispetto al sistema windows della Microsoft. Con costi diretti ed indiretti crescenti e tutt'altro che trascurabili.

Per il lettore non addentro nel settore e nelle dinamiche dei costi ICT occorre dire che spesso la qualità dei prodotti e delle soluzioni è data grazie ad una forte economia di scala che garantisce affidabilità e bassi costi. Adottare delle soluzioni pur ottime in sè ma senza le dovute economie di scala porta ad alti costi e, nel tempo, ad un forte decadimento della qualità stessa.

Le compagnie aeree avendo bisogno di un sistema efficente di prenotazione dei posti avevano fatto a suo tempo investimenti informatici cospicui per dotarsi di "mainframe" (grandi elaboratori di dati") quasi sempre prodotti dalla IBM leader indiscussa del settore seguita dall'Amdhal e altre che producevano sistemi meno costosi ma IBM compatibili.

Spesso a gestire tali centri di elaborazione dati veniva proposto dal fornitore un suo stesso dirigente che in questo modo riusciva a fare una brillante carriera "esterna" visto che per esigenze gerarchiche il fornitore poteva premiare internamente per definizione solo una minoranza della base piramidale. In questo modo si creava una forte fidelizzazione fra soluzioni del fornitore ed azienda committente che annullavano le necessarie cautele e capacità critiche di selezione di volta in volta della tecnologia ICT più adeguata e più vincente dal punto di vista dei costi e delle funzionalità. Tale paradigma nefasto ha coinvolto di certo non solo l'Alitalia e si invitano i lettori ad identificare gli altri casi "significativi" ancora in essere.

Putroppo i produttori di mainfram non capirono affatto la rivoluzione dei PC e misero su un binario "morto" molti clienti. D'altra parte se l'avessera capita non si sarebbe data la Microsoft che giova ricordare iniziò grazie alla royalty di 1$ per ogni PC IBM in cui veniva installato il sistema operativo MS-DOS. Per chi è del settore si pensi al Microchannel, all'AD Cycle, all'OS2, allo standard Token ring, ecc...

Ricordo ancora negli anni 90 l'utilizzo da parte delle compagnie americane di sofisticati sistemi software di marketing basati su motori di regole che permettevano di gestire in modo integrato con i servizi di affitto auto e di prenotazione hotel e tempestivo i "Punti" dati a i clienti per ogni miglia volata. Ad esempio se notavano che su una tratta c'era una occupazione bassa dopo pochi giorni riuscivano a mandare delle comunicazioni incentivanti ai clienti aumentando il rapporto punti/miglia. Da responsabile italiano di una multinazionale internazione della consulenza vedevo fare questri progetti nelle aereolinee estere ma non trovaii terreno fertile qui in Italia nell'Alitalia nella quale il programma Mille miglia non fu mai cosi "generoso" e "flessibile" come quello dei sui competitor. A livello di tecnologia mentre qui ogni modifica del marketing richiedeva il cambio di un programma e la sua ricompilazione, nei package straniere fondati su un motore a regola bastava inserire una nuova regola o cambiare i parametri di una già esistente e il sistema recepiva immediatamente la modifica accorciando drasticamente il tempo di modifica. Per non parlare dell'integrazione dei sistemi con gli analoghi sistemi degli hotel e delle case di noleggio auto.

Ultimamente con l'avvento dell'era internet mentre ho apprezzato i vari sistemi on line delle compagnie di navigazione anche se non ancora integrati con le offerte complementari turistiche non ho visto una analoga flessibilità marketing nel portale della compagnia di bandiera. Ma soprattutto ho sempre trovato scandaloso il costo complessivo di partecipazione ad una riunione a Milano con partenza da Roma. Rispetto ai 50$ di un volo San Francisco Los Angeles qui si pagano più di 200 euro senza contare almeno 100 euro di taxi e altro.

Si consideri inoltre che il processo decisionale delle modalità e spesso del viaggio stesso avviene per l'80% on line e dunque solo una presenza forte, integrata, e pervasiva risulta vincente. Il portale italia.gov.it voleva raggiungere un obiettivo simile.

Ma questo momento di discontinuità può anche essere una opportunità per cambiare il rapporto e l'uso dell'ICT nell'Alitalia e innescare un ciclo di espansione che può non solo evitare gli esuberi del personale ma trainare tutto l'indotto italiano del turismo e dei suoi prodotti.

Ma vediamo quali direttrici si ritiene dovrebbe prendere.

La prima direzione è quella di legare i "contenuti" (le mete) al "canale" (voli): ad esempio organizzare dei voli specifici per eventi sul territorio lucrando anche sul mark up dei servizi e prodotti legati all'evento stesso e massimizzando cosi il valore sociale del volo (faccio volare persone simili in interesse e facilito la loro socializzazione).

La seconda direzione è quella di legare i "passeggeri" ai "contenuti" con la fornitura di tutta una serie personalizzata di informazioni aggiornate al/nel momento del volo sulla metà via wifi a forte valore aggiunto rispetto alle esigenze che emergono dal profilo preimpostato dal passeggero. Oppure si pensi alla consegna alla fine del volo degli acquisti fatti durante il soggiorno con notevoli risparmi di tempo e di sforzi logistici soprattutto per beni medio grandi che verrebbero direttamente consegnati al vettore dal punto vendita.

La terza direzione è quella di legare i "passeggeri" al "canale" con il raffinamento dei programmi di fidelizzazione. Si pensi alla loro integrazione con sistemi simili di altri settori mercelologici (telefonia, hotel, autonoleggio, ecc...) oppure volti ad un massimo tempismo in grado di assegnare voli scontati a pochi minuti dalla partenza.

La quarta direzione è quella di legare i "passeggeri" fra di loro con la condivisione delle esigenze o preferenze comuni. Ad esempio l'esigenza di prendere un taxi per raggiungere il centro della città oppure conoscere altri persone o famiglie simili per condividere escursioni o tempi delle vacanze.

Tali legami sono possibili solo grazie all'ICT che ad esempio può unire la vendita "reale" del volo unita a quella "virtuale" simbolica della "meta" visto che solo ora il processo decisionale avviene prevalentemente on line in rete e non in altri contesti come solo pochi anni fa. Oppure attraverso le retei WIFI e l'integrazione dei database può indurre la distribuzione dei prodotti e delle informazioni specifiche nei tempi, luoghi e nei formati effettivi con il giusto livello di personalizzazione one to one.

Potrei continuare su questa linea ma uscirebbe un documento molto corposo che non rientra con l'economia di un articolo. Rimango a disposizione per tutti coloro volessero approfondire.

IL TERREMOTO FINANZIARIO: UNA CRISI DI FIDUCIA: Nuove direzioni e soluzioni per emergere dalla crisi

In queste ore ( mattina del 6 ottobre 2008) il titolo Unicredit è stato sospeso per l'ennesima volta per la volatilità del suo valore dopo un'apertura che ha visto un suo ribasso di più del 10%. Il CdA del weekend e le decisoni intraprese non sembrano aver sortito l'effetto voluto.

Le grandi banche hanno una clientela "diffusa" che spesso non ha gli elementi tecnici per apprezzare gli interventi specialistici fatti e pertanto tali azioni danno solo la percezione della "gravità" della salute del paziente piuttosto che della sua "messa in protezione". Facendo una metafora se sapete che un vostro caro è messo in sala di rianimazione ed è sostenuto in vita da tante macchine pensate che sia più in vita che mai grazie a tutte queste misure o che è moribondo e pertanto le necessita?

Ma la situazione è veramente grave e se si quanto? La risposta è insieme Si e No dunque contraddittoria. Da una parte il sistema bancario italiano e l'economia italiana a differenza di molti altri paesi anglosassoni ha una maggiore stabilità per enne motivi storici di cui i giornali sono pieni questi giorni dall'altro il crollo dei valori dei titoli e la conseguente evaporazione delle pensioni di milioni di lavoratori sta testimoniando che il problema c'e' eccome se c'e' e se non ce ne siamo accorti ce ne accorgeremo presto in futuro dovendo lavorare molti anni in più.

Tale contraddizione si risolve appunto con la focalizzazione che il vero valore di una impresa è quello "percepito" e non quello in sè e la percezione dipende molto dalla "fiducia" diffusa che i clienti e gli azionisti hanno della stessa impresa. Mi viene da citare "La Patente" di Pirandello. Se poi il valore oggettivo dell'impresa (valore delle azioni) è correlato ogni secondo alla fiducia dei clienti nell'istante precedente possono innescarsi facilmente "valanghe" di sfiducia che si autoalimentano. Ieri il titolo ha perso il 10% pertanto domani lo vendo: il ragionamento si sviluppa indipendentemente dal valore in se ma segue quello percepito dagli "altri-mercato". Se poi si tratta di una grande banca magari maturo anche l'idea di "levare" i soldi dal conto facendogli mancare l'elemento base per il suo funzionamento che è appunto la liquidità inducendo così anche un problema "reale".

Gli annunci degli STATI a garanzia dei depositi non fanno altro che aumentare ulteriorimente il senso di gravità della situazione alimentando la spirale anzidetta; anche perchè ulteriori indebitamenti degli stati già sofferenti potrebbero nel medio lungo periodo mettere in dubbio la solvibilità degli stessi... Se poi consideriamo che oggi la guerra fra i grandi stati si gioca più sui terreni digitali informativi che su quelli tradizionali emergono inusuali corrispondenze fra l'11 settembre, il credito cinese verso gli usa e questo crollo finanziario.

Ma allora quali possono essere le "mosse" giuste per riequilibrare il sistema?

Innanzitutto azioni comunicative facilmente percepibili ed apprezzabili da tutti gli azionisti ed utenti quali le seguenti:

1.) cambio dei vertici - Ad esempio il cambio dei vertici risulta una azione più facilmente apprezzabile che quelle di garanzia dei governi che alla fine dei conti ricade sempre su tutti i cittadini come maggiori tasse o minori servizi.

La stessa sfida elettorale americana sta condizionando il mercato che sembra voler premere fino alle elezioni presidenziali per far cadere la guida repubblicana che ha permesso molte delle liberalizzazioni del mercato borsisitico che hanno generato la crisi attuale. Il cambio di guida della presidenza americana potrebbe essere un esempio di messaggio chiaro di "svolta" rivolto a tutti.

Ovviamente in quanto "segnale" da dare al mercato non è tanto importante quanto sia effettivamente la colpa del vertice che magari è stato "ottimo" ma è fondamentale il messaggio "terra terra" seguente: "siccome con la nave siamo finiti in questa secca che rischia di farci affondare cambiamo il capitalo al timone.

2.) chi ha sbagliato paghi - la punizione esemplare e pubblica dei top manager che si sono arricchiti tantissimo con l'offerta sul mercato di tutta questi prodotti speculativi con la confisca e il recupero di parte delle somme sarebbe un ottimo deterrente anche per il futuro. Troppe posizioni in evidente conflitto di interesse hanno lucrato sulla situazione portandola al tracollo ed ogni transizione ed azione, essendo digitale, è ricostruibile! Anche questo messaggio aumenta la fiducia nel "futuro" che tutto ciò non si ripeti.

3.) forte limitazione delle possibilità speculative con una colorazione variegata del "denaro" - il mercato finanziario deve tornare ad essere appunto un mercato di finanziamento delle imprese e non una giungla piena di opportunità speculative nelle quali trovano impiego le migliori menti matematiche del mercato. In un era a forte tasso di velocità di scambio dell'informazione ormai digitale pensare al "denaro" come "merce qualunque" rende quest'ultimo stesso fortemente instabile e soggetto alle minime perturbazioni. E' come della neve al sole su un lato di una montagna scoscesa. Per farlo diventare "roccia" occorre che sia gestito come "merce specifica" con una sua logica di compravendita del tutto diversa dagli altri beni. Dargli questo significato "intensivo" è possibile grazie alla sua stessa digitalizzazione ma esula dall'economia di questo articolo sviluppare la tematica. Basta accennare alla possibilità di "colorarlo" nel suo senso cosi come d'altra parte avviene nella mente di ognuno di noi con i vari "conti mentali" che distinguono bene i soldi guadagnati con duro lavoro da quelli vinti in una lotteria. I soldi su un conto frutto dei risparmi di una vita devono esser di un colore INTOCCABILE anche perchè quasi di sicuro sono pensati per la pensione mentre quelli frutto di SPECULAZIONI in borsa oppure di traffici ILLECITI sono per definizione "TOCCABILI" cosi come vengono con successo requisiti i beni alle cosche più efferate.

In seconda istanza invece necessitano azioni premiali facilmente percepibili ed apprezzabili da tutti gli azionisti ed utenti quali le seguenti:

1.) compensiamo chi ha fiducia - Ad esempio diciamo che chi non vende o non muove i soldi in questa fase di turbolenza rischiando non "poco" avrà un premio da parte del sistema finanziario stesso e dai titoli oggetto di incertezza.

2.) premiamo chi non ha speculato - Diamo un premio a coloro che non si sono fatti parte attiva di speculazioni negli ultimi 5 anni magari perdendo apparentemente opportunità di guadagno colte da altri più spregiudicati.

3.) introduciamo un'etica finanziaria - Definiamo tutta una serie di misure di "etica finanziaria" volte a tutelare i valori della solidarietà e del rispetto dei veri risparmiatori alla base del sistema e delle aziende attive sul mercato produttivo.

D'altra parte se non vengono dati questi messaggi FORTI agli utenti e al mercato questo rischia di trovarli e generarli da solo con il fallimento effettivo e altamente simbolico degli istituti più "impensabili" cosi come è già avvenuto negli USA.